Che cos’è una salina e come si raccoglie il sale?

Cominciarono i Fenici, tremila anni fa, a coltivarlo, attratti dalla costa marsalese piuttosto bassa e dal clima estremamente favorevole. E ancora oggi il sale è considerato un bene prezioso e una risorsa fundamentale per l’economia del territorio!

La salina è composta da quattro differenti vasche ognuna con uno specifico livello di salinità.

La prima vasca, più lontana dalla costa, è chiamata la “fridda”: da qui, tramite una chiusa, l’acqua passa nella seconda vasca, quella evaporante, detta anche “vasu coltivu”.
In questa fase l’acqua assume un colore lievemente rosato dovuto ad un alto livello di salinità e una temperatura dell’acqua elevata.
Attraverso un’altra chiusa l’acqua arriva nella terza vasca, denominata “caura”, per proseguire poi nella quarta e ultima vasca, nella quale raggiunge il punto di saturazione.
Il sale si cristallizza nelle vasche “salanti”, formando delle vere e proprie croste di sale che vengono frantumate dai lavoratori con attrezzi specifici.
Un aspetto curioso e singolare legato alla storia delle saline e quello delle “Vuci di Salinaru”, ovvero “Canti dei Salinari”.

I lavoratori cantavano filastrocche in siciliano che avevano sia una funzione ricreativa sia una funzione, ancor più rilevante, di ritmare le fasi di lavoro collettivo e conteggiare le unità di sale raccolto.
I testi di quelle filastrocche sono oggi alcuni tra i più emblematici e famosi canti della provincia di Trapani.